Come funziona lo scambio sul posto? Quali sono i suoi vantaggi? E gli svantaggi?

Purtroppo c’è ancora molta confusione sull’argomento, talvolta persino fra gli addetti ai lavori! Questo a causa dei diversi cambi legislativi degli ultimi anni e ad alcuni passaggi non chiari nella legislazione dello scambio sul posto.
Cerchiamo quindi di fare chiarezza. Quest’articolo è aggiornato alle leggi dell’aprile 2017, ulteriori modifiche verranno eventualmente integrate.

Lo scambio sul posto: definizione

Il Servizio di Scambio sul Posto è un meccanismo che consente di immettere in rete l’energia elettrica prodotta ma non immediatamente autoconsumata, per poi prelevarla in un momento successivo per soddisfare i propri consumi.

Questa è la definizione che dà il GSE* – il Gestore dei Servizi Elettrici.
E poi aggiunge:

Il Servizio fornito dal GSE a seguito della sottoscrizione di apposita convenzione, consente al Produttore titolare o nella cui disponibilità è un impianto di produzione da fonti rinnovabili di potenza non superiore a 500 kW o cogenerativo ad alto rendimento (CAR) di potenza non superiore a 200 kW, la compensazione tra il valore associato all’energia elettrica prodotta e immessa in rete e il valore associato all’energia elettrica prelevata e consumata in un periodo differente da quello in cui avviene la produzione.

Quindi, il GSE ci compensa il valore associato all’energia prelevata con quello associato all’energia immessa. La domanda da farsi è: come viene calcolato questo valore associato all’energia elettrica?

Facciamo prima un passo indietro.

Come funziona un impianto fotovoltaico connesso in rete

Clicca sull’immagine qui sotto per una migliore comprensione:

L’energia prodotta dall’impianto fotovoltaico:

  • quando c’è il sole, viene utilizzata (tutta o in parte) per alimentare le utenze che ne hanno bisogno in quel momento. Se c’è un surplus di energia prodotta dall’impianto, questa viene immessa nella rete. Questa quota immessa in rete è il primo importo utile a calcolare lo scambio sul posto;
  • quando non basta, perchè è nuvoloso o notte, viene compensata dalla rete, dalla quale ricominciamo a prelevare energia esattamente come faremmo se non avessimo l’impianto solare. Per questa quota si paga normalmente la bolletta al proprio operatore elettrico (Enel, Acea, A2A, ecc..).

Il concetto dello scambio sul posto funziona così: il GSE ci rimborsa la parte di energia immessa nella rete e poi riprelevata al bisogno nell’arco di un anno, non per l’importo esatto che abbiamo pagato in bolletta, ma per un importo calcolato secondo una formula ben specifica (che normalmente si rivela sfavorevole rispetto a quanto pagato in bolletta, vedi esempio più sotto).

E se abbiamo prodotto più di quanto abbiamo consumato? Questa quota diventa eccedenza, che tratteremo più sotto.

La formula dello scambio sul posto

Adesso che abbiamo capito come funziona, qual è la formula che viene usata per calcolare il nostro rimborso? Eccola qui:

Cs=min(Cei;Oe)+Es*CUsf

Le regole che vengono utilizzate per il calcolo del contributo in conto scambio hanno una particolare complessità per la quale si rimanda alla lettura della normativa e soprattutto delle Regole Tecniche pubblicate e tenute aggiornate sul sito del GSE.

Cercheremo qui di spiegarla in estrema sintesi. Più sotto troverai anche un esempio pratico numerico.

Dalla formula si stabilisce che il Contributo Cs erogato annualmente è pari alla somma di due quote:

1) Quota energia [min(Cei;Oe)] che calcola il minor valore tra:

  • Cei: il controvalore al prezzo di mercato dell’energia elettrica immessa in rete
    Cei = kWh immessi x € prezzo zonale dell’energia sul “mercato del giorno prima”
  • Oe: l’onere dell’energia elettrica prelevata dalla rete per i consumi
    Oe = kWh prelevati x € prezzo unico nazionale della componente energia

Perchè il minore fra questi due valori?
Se l’onere Oe fosse superiore al controvalore Cei, vorrebbe dire che abbiamo prelevato più di quanto abbiamo immesso in rete, e quindi è logico che non abbiamo diritto al rimborso per quella differenza prelevata.
Esempio: ho prodotto 3 kWh, ho autoconsumato 1 kWh, immesso 2kWh e prelevato 4kWh. Pagherò i 4kWh in bolletta, ma mi verrà rimborsato solo il valore pari ai 2kWh che ho effettivamente immesso.
Quando il controvalore Cei è invece superiore all’onere Oe, la differenza costituisce un’eccedenza (vedi paragrafo più in basso).
Esempio: ho prodotto 3 kWh, ho autoconsumato 1 kWh, immesso 2kWh e prelevato 1,5kWh. Pagherò 1,5kWh in bolletta, mi verrà rimborsato il valore pari a questi 1,5kWh e in più avrò un’eccedenza di 0,5kWh per la quota immessa e mai prelevata.

2) Quota servizi [Es*CUsf] con cui si restituisce il prodotto tra:

  • Es: l’energia scambiata con la rete (pari alla quantità minore tra energia prelevata e energia immessa in rete)
  • CUsf: i corrispettivi per i servizi di rete e per gli oneri generali di sistema determinati dall’AEEGSI in via forfettaria. Nel dettaglio questo valore contiene le tariffe di: trasmissione, distribuzione, dispacciamento ed alcuni oneri normalmente addebitati in bolletta (componenti A, UC, UC3 e UC6) vigenti nel mese in corso (non viene rimborsata la componente MCT).

NB: le imposte pagate in bolletta (che sono circa il 34% della bolletta), ovviamente, non vengono mai rimborsate.

Scambio sul posto: le eccedenze

Abbiamo visto che se il mio impianto, durante l’anno, produce più energia di quanta ne venga prelevata dalla rete, avremo un’eccedenza. Il compenso di quest’eccedenza viene calcolato sottraendo l’onere Oe al controvalore Cei, senza poi aggiungere anche il calcolo della quota servizi. E’ quindi una vendita della quota energia.

L’utente può decidere se accumulare le eccedenze nel corso degli anni per essere utilizzate quando in un determinato anno l’onere Oe sia superiore al controvalore Cei, oppure può chiederla in liquidazione contestualmente al pagamento del contributo scambio sul posto.

In quest’ultimo caso, fiscalmente, nonostante venga considerata come una “vendita” di energia dell’utente al Gse, la liquidazione dell’eccedenza non richiede partita iva, ma la sola dichiarazione fiscale come “reddito occasionale” che si somma agli altri redditi della persona fisica.

Il contributo dello scambio sul posto, invece, più che una vendita è considerato, appunto, un contributo: pertanto non verrà tassato come reddito aggiuntivo per l’utente, non avrà dunque valore IVA nè IRPEF.

NB: il contributo sullo scambio sul posto si può cumulare alla detrazione al 50%, le due agevolazioni non si escludono a vicenda.

Scambio sul posto: esempio numerico

Facciamo un esempio numerico indicativo.

Il sig. Luigi ha un impianto fotovoltaico da 3kWp installato a Milano. Il suo impianto produce 3.600kWh all’anno. Di questi, 900kWh vengono autoconsumati e 2.700kWh immessi in rete. Vengono poi prelevati dalla rete 2.000kWh.
Ipotizziamo ora che il Prezzo Unico Nazionale dell’energia sia 0,08 €/kWh ed il prezzo dell’energia sul mercato del giorno prima sia 0,07 €/kWh. Ipotizziamo anche che il corrispettivo unitario forfettario relativo ai servizi (che è il parametro più difficile da calcolare) sia pari a 0,06 €/kWh.
Quindi, partendo dalla formula Cs=min(Cei;Oe)+Es*CUsf avremo:

Cs = min(2.700 x 0,07; 2.000 x 0,08) + 0,06 x 2.000
= min(189; 160) + 120
= 160 + 120
= 280 €
Eccedenza = 2.700 x 0,07 – 2.000 x 0,08
= 189 – 160
= 29 €

Conclusioni sullo scambio sul posto

Alla luce di quanto visto, possiamo concludere quanto segue:

  • L’autoconsumo resta sempre il sistema più efficace per risparmiare i soldi della bolletta. Nell’esempio qui sopra, i 2.000kWh che ho prelevato dalla rete li ho pagati in bolletta circa 400€ (considerando un prezzo medio di 0,20€/kWh), ma poi ho ricevuto dal GSE solo 309€ pur avendo immesso ben 2.700kWh totali (e quindi solo 229€ per questi 2.000kWh prima immessi e poi prelevati per 400€)!
    Ho quindi pagato 0,20€/kWh per l’energia prelevata ma ricevuto 0,11€/kWh per l’energia immessa. La perdita che ne risulta è pari al 43%.
  • Conviene quindi “cambiare abitudini” e alimentare, quando possibile, le nostre utenze quando c’è il sole. L’esempio più ovvio è quello di lavatrice e lavastoviglie, che possiamo “scatenarci” a far andare non appena vediamo sbucare il sole!
    Se i consumi maggiori sono concentrati di sera, si potrebbe invece optare per un impianto con accumulo (guarda qui le nostre proposte).
  • Visto che le eccedenze non sono ricompensate tanto quanto il contributo per lo scambio sul posto, è bene dimensionare l’impianto fotovoltaico nel modo corretto, senza esagerare e rischiare così di sprecare soldi.
    E’ bene quindi rivolgersi a chi ha esperienza –> Chiedici un preventivo! Ti stupiremo.
  • Grazie alla semplificazione delle tariffe, alla detrazione al 50% sul costo iniziale e all’IVA agevolata al 10%, comprare un impianto fotovoltaico non è mai stato così conveniente. Approfittane subito!

*Fonti: GSE.it [Deliberazione 570/2012/R/efr AEEGSI – Testo integrato dello scambio sul posto (TISP)]

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